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Che differenza c’è tra una bistecca T-Bone e una Porterhouse? Ma soprattutto che cosa si intende con queste due tipologie di tagli di carne? Scoprite con Alimenta Italy tutti i segreti sui diversi tagli di bistecche e come cucinarle per regalare ai vostri commensali ricette uniche e gustose.

T-Bone o Porterhouse: di cosa si tratta esattamente?

Prima ancora di chiedersi che differenza c’è tra una bistecca T-Bone e una Porterhouse, forse occorre fare un passo indietro e vedere di cosa si tratta esattamente.

Con il termine T-bone si intende la bistecca il cui taglio è ricavato dal quarto posteriore del bovino giovane e più precisamente quello tagliato tra la nona e la quattordicesima costola lombare. Si tratta di una bistecca tenera e gustosa, caratterizzata da sottili venature di grasso. La T del nome deriva dalla forma dell’osso che divide il filetto dal controfiletto; si tratta di un taglio pregiato di Chianina, perfetta da fare arrosto o anche per realizzare un roast-beef. Generalmente viene ricavata da razze bovine come Chianina e Angus, ma anche da Kobe e Wagyu.

La porterhouse è una bistecca ricavata sempre dal quarto posteriore del bovino ma viene tagliata nel punto in cui la quantità di filetto è massima. Si tratta quindi sempre di una bistecca con l’osso assimilabile, come la T-Bone alla nostra fiorentina.

Si torna quindi alla domanda iniziale: quali le differenze tra una bistecca T-Bone e una Porterhouse?

Quali le differenze tra la bistecca T-Bone e la Porterhouse?

Entrambe possono essere indicate con il termine di fiorentina ma mentre la T-Bone viene tagliata nella parte più centrale della schiena, la Porterhouse è la parte di lombata presa all’estremità, dove la porzione di filetto è massima. Entrambi i tagli vengono effettuati a mano e si prestano a cotture alla brace o al barbecue. 

Si tratta, come detto, di due tagli diversi della nostra Fiorentina: tutto dipende dalla posizione in cui viene effettuato il taglio e quindi dalla quantità di filetto contenuta dalla bistecca. In ogni caso si parla di tagli di carne molto pregiati (e di conseguenza costosi!)

Come preparare una T-Bone o una Porterhouse

Che abbiate tra le mani una T-Bone o una Porterhouse, la procedura per la cottura di queste bistecche è sempre la stessa. Per realizzare il classico taglio di 4 o 5 cm, munitevi di coltelli adatti, quindi mettete la bistecca a frollare. Il consiglio, infatti, è di lasciarla a temperatura ambiente per qualche ora.


 Munitevi dei vassoi necessari per appoggiarla una volta cotta e preparate il barbecue. Se potete, fate a meno della carbonella e munitevi di legna (faggio o castagno se volete far assorbire un profumo particolare alla carne). Fate bruciare e, una volta formata la brace, mettete la bistecca sulla griglia; cuocete per non più di 5 minuti per parte e poi appoggiatela sull’osso per terminare la cottura (anche in questo caso basteranno solo pochi minuti). Una volta cotta, condite con sale e olio extravergine di oliva e portate subito in tavola.

Curiosità

Si narra che l’origine di questi tagli di carne risalga al XVI secolo in Inghilterra, ma mentre per la T-Bone l’etimologia è semplice, perché richiama la forma a T dell’osso, per la Porterhouse, la tradizione inglese rivendica l’etimologia a quella statunitense. 

Sembra che il primo ad aver coniato il termine sia stato un certo Martin Morrison, proprietario della “Porter House” a Pearl Street a Manhattan nel 1814 ma, appunto, gli inglesi ne rivendicano le origini.

Che che si tratti però di origine anglosassone o statunitense, quello che è certo è che il termine Porterhouse deriva dal luogo in cui la bistecca veniva gustata, ossia vicino ai porti e più precisamente nelle “porter-house”, accanto ai locali in cui si beveva anche la porter beer. Birra e bistecca, la cena perfetta dei viandanti. 

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